Lo sperone calcaneare e la fascite plantare sono tra i disturbi più comuni che coinvolgono il piede, in particolare la parte inferiore della articolazione, la cosiddetta “pianta del piede”.
Occorre, tuttavia, fare diagnosi differenziale tra le due patologie per iniziare un iter terapeutico efficace nel minor tempo possibile.
Le possibili cause possono essere indagate attraverso un esame diagnostico: una ecografia per valutare lo stato della fascia plantare e una radiografia per individuare la presenza dello sperone calcaneare. Andiamo a vedere di cosa di tratta:
Fascite plantare, cos’è?
La fascite plantare è una patologia che riguarda la struttura di tessuto connettivo fibroso che origina dalla tuberosità calcaneare e si inserisce sulle teste metatarsali del piede, rivestendo a fascia il piede. La sintomatologia della fascite plantare è caratterizzata da dolore acuto al mattino e nei movimenti a freddo lungo la piante del piede; dolore che tende a migliorare dopo i primi passi e a riacutizzarsi durante la giornata. Può essere presente un gonfiore circoscritto alla zona dolente e i muscoli del polpaccio presentano un deficit di forza e di estensibilità.
Durante la fase di appoggio nel passo, la fascia plantare viene stirata in modo significativo e il punto maggiormente sollecitato è la sua inserzione sul calcagno. Qui può prodursi nel tempo una calcificazione.
Sperone calcaneare, cos’è?
Lo sperone calcaneare è una patologia infiammatoria del tallone. Si tratta, in particolare, di un’esostosi, ossia una neoformazione benigna di tessuto osseo, che si sviluppa nella zona del calcagno. Il dolore si presenta come puntiforme sotto il tallone, specie al mattino e con l’ iperpressione. La cura per la fascite plantare deve essere divisa in due Fasi, consequenziali: la prima è volta alla riduzione della sintomatologia, la seconda mira ad eliminare il problema alla radice per evitare recidive.
Il primo intervento prevede:
- Riposo, scarpe ideonee e ghiaccio.
Qualora, si abbia lo sperone calcaneare, la prima soluzione è l’ onda d’ urto, mentre per la fascite plantare, occorre, iniziare un percorso di fisioterapia, integrato a trattamenti osteopatici.
Vedi come:
- L’ intervento di fisioterapia è sintomatologico, prevede un trattamento, in prima istanza, di terapia fisica con Tecar e ultrasuono per ridurre l’infiammazione, l’edema e stimolare il tessuto a rigenerarsi. Questo, combinato a tecniche di terapia manuale della caviglia, in ogni singola articolazione, dei muscoli della pianta e del tricipite surale, migliora la sintomatologia.
- Una valutazione osteopatica, è necessaria per individuarne la causa e ridurre a comparsa di recidive. Valutare eventuali compensi del bacino, del ginocchio e dell’ anca, eliminare blocchi articolari o disfunzioni a distanza, è la soluzione. Dolore che può essere causato anche da un tensionamento maggiore della catena muscolare posteriore e dell’ ileopsoas.
Sono necessari, esercizi di streching:
- Lo stretching va eseguito, due volte al giorno (per esempio mattina e sera), seguendo un programma rigoroso, esattamente come si farebbe nel caso dell’assunzione di un farmaco. L’allungamento del muscolo non va protratto oltre i 30 secondi ed è bene ricordare che è aiutato dalla fase di espirazione, che può favorire una migliore efficacia dell’esercizio.
- Primo esercizio: Utilizzare uno scalino o comunque una superficie inclinata per appoggiarvi la punta del piede e spingere gradualmente con il peso del corpo nella medesima direzione;
- Secondo esercizio: Con la pianta del piede ben appoggiata a terra, spostare lentamente il peso del corpo in avanti fino a sentire una leggera pressione nella parte superiore del polpaccio, appena sotto il lato cavo del ginocchio;
- Terzo esercizio: Con le gambe divaricate, andare a prendere la pianta del piede con le mani e tirare progressivamente la punta verso di se, facendo attenzione che la forza applicata non sia eccessiva.