” Avevo un banale raffreddore e bruciore in gola. Dopo tre giorni, ho avvertito un fortissimo mal di testa, dolore acuto alla tempia, paresi della bocca e lacrimazione dell’occhio. Dopo essermi rivolta al pronto soccorso, pensando fosse un Ictus, ho scoperto di avere la Paralisi facciale di Bell”.  P.A.

Che cos’è? La paralisi di Bell è (un tipo di paralisi del nervo facciale) ed è una paralisi improvvisa dei muscoli di un lato del viso dovuta ad una disfunzione del 7° nervo cranico (nervo facciale).

Questo nervo muove i muscoli facciali, stimola le ghiandole salivari e lacrimali, consente ai due terzi anteriori della lingua di rilevare i sapori e controlla un muscolo implicato nell’udito. È una paralisi idiopatica acuta dei motoneuroni inferiori, ed è comunemente una condizione infiammatoria unilaterale e autolimitante.

Quali sono le cause? La paralisi di Bell è causata da una disfunzione del nervo facciale – il VII nervo cranico -nervo responsabile dell’innervazione di tutti i muscoli del volto deputati alla mimica facciale. Pur non avendo una causa specifica, studi recenti rivelano che questa infiammazione potrebbe essere causata da infezioni virali come Herpes Simplex, Herpes Zoster e Virus di Epstein Barr o dal freddo.

In questa ipotesi, quando il virus infetta il corpo può attaccare un punto del nervo facciale e, di conseguenza, causare la paralisi:

  • L’infiammazione che ne deriva provoca gonfiore e quindi una possibile compressione del nervo all’interno del suo passaggio cranico, generando un’impossibilità di controllo delle strutture da esso innervate e la conseguente paralisi.
  • Un’altra ipotesi sull’origine di tale patologia è basata sulla correlazione anatomica esistente tra l’area di passaggio del nervo faciale e la sua vascolarizzazione. Il drenaggio del cranio avviene tramite i seni venosi, canali venosi che raccolgono il sangue dall’encefalo, per poi confluire nella vena giugulare interna. è possibile quindi ipotizzare che un’incapacità di deflusso del sangue venoso a livello dell’area mastoidea possa causare una compressione del nervo faciale. Condizione che porta, come spiegato in precedenza, ad un’incapacità di controllo da parte del nervo delle strutture innervate ed alla conseguente paralisi.

Quali sono i sintomi? Si evidenzia una marcata debolezza dei muscoli facciali di un lato del volto, oltre a: asimmetria del sorriso causata dalla caduta dell’angolo della bocca, impossibilità di chiusura palpebrale, scomparsa delle rughe frontali, diminuzione della stimolazione delle ghiandole lacrimali e salivari.

Il sintomo che provoca maggiore disagio è l’alterazione dell’espressività di metà viso e il danno estetico che ne deriva. I pazienti presentano sintomi rapidi e progressivi che si sviluppano nell’arco di una giornata o di una settimana, raggiungendo spesso un picco di gravità in 72 ore. Si manifesta con l’incapacità di muovere in modo parziale o completo una metà del viso. Si ha debolezza a livello delle sopracciglia, della fronte e dell’angolo della bocca. I pazienti possono anche non riuscire a chiudere la palpebra o il labbro dello stesso lato. Possono anche lamentare alterazione del gusto, della sensibilità al suono, otalgia e alterazioni della lacrimazione e della salivazione. Le possibili complicazioni che possono svilupparsi sono: secchezza corneale; danno permanente al nervo facciale; crescita anormale delle fibre nervose; diminuzione della salivazione o del gusto sul lato omolaterale.

Come fare diagnosi? Prima di confermare una disfunzione del VII nervo cranico, si ricorre ad alcuni strumenti diagnostici – risonanza magnetica, tac, elettromiografia – per verificare la presenza di un’eventuale lesione nervosa e seguire l’ iter del Neurologo.
Dopo aver fatto tutti gli accertamenti ed escluso altre cause, è fondamentale essere tempestivi e iniziare subito la cura farmacologia a base di corticosteroidi – per ridurre l’infiammazione e il gonfiore – e gli antivirali; il dolore invece, può essere trattato con analgesici.

Trattamento di Osteopatia e di riabilitazione?

Individuata la causa, va creato un piano di riabilitazione appropriato; il trattamento di osteopatia e fisioterapia sono fondamentali dopo aver seguito la terapia farmacologica.

  • Il trattamento riabilitativo consiste nello stilare una scheda di lavoro che preveda: tecniche di facilitazione neuro- muscolare sul lettino, posizione che consente un miglior rilassamento della muscolatura facciale. Esercizi attivi dinanzi ad uno specchio che permettano al paziente di ricevere una maggiore stimolazione secondo un meccanismo di feedback.

Il trattamento consiste nell’esecuzione di esercizi eseguiti per lo più attivi, guidati dai comandi vocali e dalle mani del terapista. In questo modo possono essere attuati tutti i concetti cardine della metodica per ottenere il miglior risultato.

  • L’osteopatia in questa condizione può intervenire attraverso la “tecnica di drenaggio dei seni venosi”.

Tale tecnica viene utilizzata per rimodulare e detendere le membrane intracraniche per i rapporti anatomici tra il nervo e le membrane a tensione reciproca. I seni venosi sono contenuti all’interno degli sdoppiamenti delle membrane durali e una diminuzione delle tensioni membranose potrebbe quindi favorire una migliore circolazione venosa. L’effetto drenante di tale tecnica potrebbe, di conseguenza, portare ad una decompressione a livello del decorso del nervo faciale.

Liberare la dura madre (grande e piccola circonferenza); liberare l’ osso temporale sulle sue suture; decomprimere lo spazio mandibolo-mastoideo; liberare atlantee ATM; detendere la fascia del collo e i muscoli digastrico e costrittore superiore della faringe, sarà complementare al lavoro di riabilitazione che sarà seguito parallelamente.